L'ombra dell' Annapurna

Lasciamo l'hotel di Pokhara al mattino presto con il desiderio di scoprire luoghi nuovi ma anche con quel pizzico di ansia che nasce quando sai di affrontare luoghi difficili.
Per i prossimi giorni ci arrampicheremo sulle strade difficili del Nepal, salendo a quote elevate, con tutte le incognite di questi luoghi dove non è come percorrere una strada delle nostre montagne, bensì le difficoltà hanno un coefficiente moltiplicativo estremamente preoccupante.
Dopo pochi km l'asfalto, o pseudo tale, termina e lo sterrato vero, quello che i Nepalesi identificano come il peggiore al mondo, ha inizio.
Gisella ed io, sentendo i racconti di viaggiatori e locali, che narravano di strade molto difficili tanto da essere considerate le peggiori al mondo, un po' sorridevamo.....
Pensavamo che esagerassero e che dopo tutte le strade sterrate da noi percorse, ormai il peggio fosse stato visto.
Ricredersi e ammettere di aver sbagliato, forse, è un gesto di maturità .....
Se così è .....sono maturo !
Personalmente avevo l'impressione, km dopo km, di affrontare un mostro non una strada.
Ma non osavo dirlo ad alta voce in quanto pensavo che dipendesse da una serie di fattori....età, stanchezza, alcuni mesi senza guidare la moto in sterrato, ecc.
Poi, ieri sera, quando ormai distrutti ci fermiamo lungo la strada trovando ospitalità in un "hotel", Gisella mi guarda e con occhi spalancati dice " sticazzi.....mai fatto una strada tanto difficile".....
A quel punto realizzo che i racconti non erano esagerati, e che tutto sommato un po' i coglioni, oltre ad esserlo, li abbiamo ancora.
Siamo fradici dalle ginocchia in giù a causa dei guadi attraversati, il fango generatosi con le pioggia della notte hanno intriso le scarpe e i pantaloni da moto sino all'altezza delle ginocchia.
Di doccia non se ne parla, l'acqua c'è ma solo a temperatura ambiente e l'ambiente.....è freddo....
Ci laviamo alla meglio, ci cambiamo e usciamo nuovamente.
Lì vicino una scuola, ed in quel momento poco prima della campana che determina la fine della giornata, c'è il momento della ricreazione.
Decine di bambine e bambini giocano, la maggior parte a palla a volo.
I maschietti scelgono il campetto più disastrato, la rete è tenuta in aria da due enormi canne di bambù.
Alle ragazzine lasciano il campo migliore, con una rete quasi normale, ma in compenso danno loro il pallone bucato e sgonfio.
Vederli giocare, sorridere, divertirsi e godersi quel momento era impagabile.
Null'altro che un pallone sgonfio ma la grande ricchezza dello stare insieme, non isolati in un mondo virtuale fatto di cellulari e wathaspp, rendeva tutti felici nonostante il loro pallone fosse pressoché inutilizzabile.
Attendiamo che la notte sopraggiunga mangiando un piatto di patate lesse, ricoperte da formaggio e uova.
Le nuvole sono basse ma un locale ci informa che il giorno successivo sarebbe stato sereno.
Stamane, apriamo gli occhi ed è stato come chiuderli e vedere un sogno.
Davanti a noi l'Annapurna, con i suoi 8090 metri sul livello del mare.
Il cielo sembra dipinto da un bambino, una tonalità sola, blu intenso.
La cima della mitica montagna lo accarezza ed il vento su di essa ne sposta la neve.
La sua ombra ricade su di noi come quella di un gigante su una formica, inquieta, spaventa ma nello stesso tempo attira e, ancor di più comprendo chi si sfida per salire lassù.
La temperatura è fresca, noi carichiamo la moto e partiamo verso la salita a quota 3800 dove è posto il  punto di arrivo di questa strada.
I pantaloni sono ancora zuppi e fangosi, così come le scarpe, ma questo non è un problema in quanto da lì a pochi km un altro guado si parla di fronte a noi ed occorre attraversarlo per proseguire.
Come in mille altre occasioni, chi vede le foto dei nostri viaggi è portato a pensare che uno cerchi volontariamente il posto difficile, il guado, la strada dissestata per fare la foto d'effetto....
La realtà è un altra...
Di norma i tratti davvero difficili non vengono ripresi in quanto siamo troppo impegnati a superarli...
I guadi sono la strada ! 
Ne fanno parte, sono come un ponte senza ponte......quindi stringi i denti, ingrana la prima, tuffati dentro e attraversali !
La salita continua, e quando la vegetazione scompare a meno di quella in un villaggio che pare essere una oasi, l'aria sa di buono.
L'ossigeno inizia ad essere poco abbondante ed un leggero mal di testa ci colpisce, anche se nulla a che vedere con quello dei 5600 metri del Ladakh.
Siamo su un altopiano, battuto dal vento che scende delle vette che circondano.
Apparentemente non sembrano così alte, ma questo è solo dovuto alla relatività di dove noi ci troviamo rispetto loro.
Raggiungiamo infine il punto più alto, un villaggio di donne, uomini e bambini bruciati dal sole e dal vento. Hanno il viso arso dal sole e sono abbronzatissimi anche se forse, con una bella lavata con acqua calda e sapone sarebbero un po' meno abbronzati.
Nonostante i sintomi della quota visitiamo il piccolo villaggio ed il tempio buddista, per poi decidere di scendere più a valle al fine di ridurre gli effetti dell'altitudine.
Raggiungiamo Marpha, dove ci troviamo ora e dove pernotteremo.
Si trova sulla strada del ritorno, a 2800 metri di altitudine.
L'aria comincia a essere tendente al freddo ed anche stasera, come d'altronde ieri, faremo tesoro delle coperte che troviamo disponibili in "hotel".
Trattasi di un elemento dal peso di una tonnellata talmente pesante che, così come ti sarai posizionato alla sera, ti sveglierai al mattino......
Quindi, come forse si è intuito, oltre all'acqua calda per la doccia, neppure il riscaldamento è disponibile.
La corrente elettrica invece c'è, saltuariamente.....
Però c'è il vento, così abbiamo potuto lavare calze e mutande sapendo che, in modo naturale asciugheranno.
A dire il vero, anche noi ci siamo lavati oggi.
Ieri davvero, dopo la lunga tappa e i guadi, di infilarci sotto una doccia fredda non ne avevamo davvero voglia.
Stasera, non che la cosa ci entusiasmasse, ma sarebbe stato troppo non farla bissando nuovamente.
Quindi, denti stretti, mani che si muovono alla velocità della luce insaponando e poi sciacquando il corpo ormai vicino all'ipotermia e poi viaaaaa, dentro un asciugamano che non importa se non profuma di lavanda, è asciutto e quindi scalda !!
È così che ci avviciniamo alla cena, preludio della notte che ci preparerà alla tappa di domani.
Stessa strada della salita ( una c'è n'è ....) con le stesse difficoltà, gli stessi scenari ma in senso contrario, quindi nuova.
Domani si riparte, puliti, docciati e con calze asciutte ....
Domani si inizia a scendere verso valle, verso nuove mete, nuovi luoghi.
Ma questo sarà il futuro, 
Ora sono arrivati i Momo caldi, appena fatti dalle manine ( pulite .....) della proprietaria del ristorante.
Quindi, buon appetito gente e per chi si sta preparando alle vacanze estive con abbronzature finte fatte di lampade facciali, ricordate che esistono metodi più economici e salutari per avere una tintarella degna di una spiaggia: Nepal, acqua fredda, 2800 metri sul livello del mare, la mano sotto il getto d'acqua che invia al cervello l'informazione " ma si dai, tutto sommato oggi non puzzi ancora tanto ".

P.s. : 2800 metri...4 gradi di temperatura...riscaldamento assente...corrente elettrica semiassente... Per quest ultima ragione risulta impossibile pubblicare le foto.
Quindi stasera leggete...domani vedrete ( forse ...)

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