Ultima doccia a Pokhara

Kathmandu - Pokhara, 210 chilometri, 7,5 ore, tre tappe da 10 minuti cada una, 1,5 etti di polvere mangiata ed altrettanti negli occhi, un centinaio di veicoli contromano evitati, ma siamo qui e siamo felici.
Potrei utilizzare la frase sopra per sintetizzare la tappa di oggi, ma forse credo sia opportuno svilupparla meglio.
Usciamo da Kathmandu presto, per evitare l'esplosione del traffico impazzito. Partiamo alle 7,00 certi di farcela....
Ci sbagliavamo !
Grazie al navigatore umano di Gisella, finalmente dopo circa un ora, imbocchiamo la " highway " che porta fuori città.
Ho usato le "" in quanto, una strada sterrata, disseminata di buche, alternata a tondini di metallo fuoriuscenti dal manto stradale, tutto lo definirei, tranne una highway....
Sappiamo che in certo luoghi della terra, il tempo necessario per percorrere tratti di strada che da noi sarebbe coperti in un paio di ore, possono essere intere giornate.
Eravamo pronti infatti ed era proprio qui, a Pokhara, che avevamo posto il primo puntino sulla nostra mappa.
Strada difficile, ma non tanto per le sue condizioni, più che altro per chi la utilizza...
Come già capitato in altre occasioni, il primo giorno di moto lo utilizzo si per spostarmi, ma parallelamente per comprendere ed assimilare i codici di condotta degli automobilisti ( pericolosi sempre ), camionisti ( avventurosi ogni metro ), autisti di bus ( entrambe le cose come se non ci fosse un domani ).
La freccia non serve per indicare una svolta, bensì per comunicarti che puoi superare ( se quella accesa è quella di destra .....ricordiamoci che si guida all'inglese.....).
Il braccio, questo sì, teso fuori dal finestrino, serve per indicare una svolta....( talvolta ), oppure il fatto che stanno rientrando da un tentativo di sorpasso fallito e quindi tu, non importa dove, ma togliti, frena, esci dalla strada, volatilizzati, fai cosa vuoi ma sparisci perché il bus.....che ti piaccia o no è più grosso e deve rientrare....
Non parlo delle inversioni a U improvvise, queste non le ho ancora imparate, ma non mancherà occasione mi sa....
Ogni mezzo è un mezzo di trasporto per cose, animali o uomini, nonostante sia nato per altro.
Quindi su quei 220 km di "highway" dover superare la motozappa non è qualcosa di cui stupirsi, tantomeno se poi questa viene sfiorata da un pullman che supera un camion il quale a sua volta sfiora la nostra moto intenta a superare una bici a tre ruote ricolma di banane e mango...
Tutto sembra apparentemente illecito ma poi, in quell'intruglio di sorpassi,appare dalla polvere anche un poliziotto, posto in mezzo alla strada, sommerso dalla nube di polvere sollevata con tutti che lo evitano e lui, scimmiottando il gesto di un vigile urbano, sventola la sua paletta verde indicante il limite di velocità massimo di 60 km/h.
Tante moto, tutte di piccola cilindrata.
La nostra Himma, che riteniamo uno schioppetto rispetto ad altre moto alle quali siamo abituati, qui la definiscono "very big".
Gisella ed io sorridiamo rompendo lo strato di polvere che ci impedisce quasi di arricciare gli occhi.
Big o non big, sta di fatto che si muove, ci sposta, ci fa viaggiare e quindi, nel suo piccolo....le vogliamo bene.
Arrivare a Pokhara, dopo questi 220 km, sembra un po' di arrivare in costiera ligure al primo weekend di agosto.... Viaggio eterno, ed ora le rive del lago posto alle pendici delle partenze per le montagne himalaiane.
Centinaia di persone che passeggiano, alcuni provati dal sole delle cime scalate nei giorni passati, altri invece raccolgono le forze e, forse fanno gli ultimi acquisti, prima di partire per le stesse cime.
Questo luogo è meta obbligata per gli scalatori che sfidano se stessi e non solo alla ricerca di quel l'ultimo passo verso un 8000 che ti lancia in cielo.
Ne invidio il coraggio e la forza, mi attira il pensiero che da questo luogo, dopo aver assoldato gli sherpa, gli scalatori salgono sino a dove l'ossigeno è talmente rado e l'aria talmente rarefatta da rendere impossibile fare due passi consecutivi senza effettuare una pausa fra il primo ed il successivo.
Pazzi ? 
Forse !
Ma chi non è un po' pazzo, non saprà mai quanto ne sia valsa la pena.
Chi rinuncia....perde due volte.
Per questo, seppure con riserbo, li stimo e li ammiro.
E noi ?
Noi che dire....
Noi oggi abbiamo fatto i permessi per accedere alla strada che ci porterà dove i pazzi iniziano a coronare il loro sogno.
Domani prenderemo Himma, il nostro Yak a motore,  caricheremo i nostri pochi bagagli ( 6 mutande, equamente ripartite in 3 a testa ) e saliremo verso quei pendii da dove, tempo permettendo potremo vedere, anche se da distante, le cime di quelle montagne che salgono in cielo.
Una di queste in particolare vorrei vederla.....per chiudere gli occhi e sognare.
Si tratta di una montagna che non può essere annoverata fra i 14  8000, in quanto di soli 6900 metri, si tratta del Machhapuchhare
Ma ha una storia, una storia che nessuno può raccontare.
È l'unica montagna mai scalata da un uomo.
Per i Nepalesi è un monte sacro e quindi, la sua cima, può essere calpestata solo da un Dio.
Bello sapere che nessuno di noi uomini, nonostante sappia salire fin lassù, può considerarsi un Dio....
Uomini, solo uomini, come si diceva ieri, comparse destinate a lasciare ad altri ciò che abbiamo.
Orami è sera qui a Pokhara, la notte himalaiana del mio balcone è illuminata solo dallo schermo sul quale scrivo.
Non è questo un luogo per nottate di festa e discoteche. Qui si viene per salire, per attendere che il buio lasci il posto alla luce per poter vedere cosa ci circonda.
È giunto il momento di togliersi di dosso la corazza di polvere accumulata nei km di oggi.
Approfittiamo dell'ultima doccia con acqua calda che questo hotel ci offre.
Da domani ci si lava con acqua fredda, o forse....non ci si lava.......deciderò domani.....
D'altronde è da questo concetto che prende spunto il titolo di questo post, rubando un po' l'idea a " ultimo tango a Parigi ' peccato che io non sia Brando, e che lui fosse di certo più pulito di me in questo momento.... 
La tappa di domani ci porterà in alto, lasceremo le città e saliremo verso il cielo.
Lo faremo percorrendo una strada che, in teoria, si presenta complicata. 
La mappa, la stessa che etichettava quella di oggi come " highway " la definisce sterrata, sconnessa e lenta......
Se per la strada di oggi la mappa è stata un tantino sopravvalutante....speriamo lo sia al contrario per domani.....
Metro dopo metro, granello di polvere dopo granello di polvere, saliremo fino a quando ci sarà strada per poterlo fare.
E quando vedrò quelle cime, solo allora mi sfilerò il casco, serrerò gli occhi mirando alla cima e sognerò.....sognerò che la pace che ha respirato chi lassù ci è arrivato, possa scendere nelle valli, riempire le città e riportare questo mondo al silenzio di un uomo che sa di non essere un Dio.




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