The Jungle

È mattina presto quando avviamo la moto al cospetto delle vette che superando gli 8000 metri.
Fa freddo, abbiamo ancora gli stivali da moto fradici a causa dei guadi dei giorni precedenti ma questo, non ci preoccupa.
Piuttosto a preoccuparci saranno i guadi che, a ritroso, dovremo affrontare nuovamente.
La discesa dai 2800 metri sino a valle, la stessa fatta a salire ma con una incognita....la pioggia caduta incessantemente per tutta la notte.
Non credo si debba essere dei matematici per comprendere la seguente equazione:
Terra + Acqua = Fango
Esatto, tanto fango, e come renderlo più intrigante se non in discesa su strade che non lasciano molte vie di fuga se non il dirupo ?
Ma con calma, con la prima marcia inserita ed il divieto assoluto di anche solo sfiorare il freno anteriore, iniziamo la discesa.
Dopo circa venti km ed 1,5 ore di marcia ( si avete capito bene, qui in Nepal come in altri luoghi a dire il vero, le distanze non si misurano solo in km, bensì è imperativo controllare il tempo stimato per percorrerli ) raggiungiamo il villaggio di Marpha che fu per noi tappa due giorni prima.
Ci togliamo gli stivali, le calze ormai fradicie ed indossiamo nuove calze con sacchetti di nylon per isolarci i piedi dal freddo dell'acqua dei ghiacciai che scendendo a valle, invadono strade e vallate.
Una tazza di caffè bollente e di nuovo in marcia, sappiamo di avere ancora molte ore di cammino e mille insidie.
Queste ultime me le tengo, non ve le descrivo in quanto apparirebbe solo un modo per estremizzare ciò che Gisella ed io abbiamo vissuto.
Mi limito a dire che, il fango inghiotte le ruote della nostra moto e appoggiando a terra i piedi per non cadere, quasi ti si sfilano le scarpe tanto è colloso.
Metro dopo metro, scendiamo e ci lanciamo verso la destinazione che avevamo pianificato per il nostro viaggio, Lumbini, ovvero dove si narra sia nato il Buddha.
La temperatura, fredda ma comunque accettabile delle montagne, poco a poco lascia il posto all'arsura ed alla umidità.
Anche le case, prima in muratura con stufe accese lasciano il posto a baracche di paglia e fango.
Quando finalmente raggiungiamo Lumbini, il termometro segna 39 gradi.
La bocca è arsa e asciutta, gli occhi grattano ad ogni battito di ciglia a causa della sabbia e polvere accumulata km dopo km.
Il corpo ci chiederebbe di fermarci e riposare, ma siamo qui per vedere e non per sognare.
Quindi, dopo una doccia che lascerà il segno sul pavimento, negli asciugamani ed in ogni dove a causa del quantitativo di polvere rilasciato dai nostri corpi in camera, prendiamo un tuk tuk, tipico taxi Indiano o, in questo caso Nepalese.
Ci facciamo trasportare, o sarebbe meglio dire " frullare " dal simpatico tassista che, ripercorrendo le stesse buche da noi affrontate poco prima in moto, ci porta nel parco del Buddha.
La storia non ve la racconto, non la studiavo io ai tempi della scuola, figuriamo se mi viene voglia di insegnarla ora.
Però, alcune cose mi fanno pensare.
Questo signore, il Buddha appunto, ricco sfondato, venne cresciuto negli agi totali al fine di prepararlo ad una vita da principe.
Però, a circa 30 anni, scopri che esisteva anche la povertà, la malattia e la morte.
Per questo decise di lasciare tutto e vivere alcuni mesi in assoluta povertà, rinunciando a tutto.
Dopo alcuni mesi appunto, evidentemente ripensando a quanto fosse  figo mangiare e bere ( questo l'ho aggiunto io.....) decise che una via di mezzo poteva andare bene.
Da questo concetto di " basta l'essenziale a patto che ce ne sia per tutti " nacque il buddismo.
Non una religione, o meglio, lui non volle mai essere ritenuto un Dio o un profeta.
Bensì un approccio alla vita.
Un modo per affrontare ogni giorno, in serenità, con ciò che serve è nulla più.
Purtroppo.....poi le cose magari vanno diversamente e non perché tu hai voluto che così andassero.
Oggi il buddismo è più vicino ad una religione che al concetto iniziale del Buddah.
Mi piace però pensare all'origine di tutto, che forse vale anche per altre religioni, ovvero che tutte nascono per diffondere un principio di pace, fratellanza e eguaglianza, poi.....va beh, mi fermo.
Questo non toglie che vi siano estremizzazioni di ogni genere ovunque.
In Nepal, come in India non è inusuale trovare santoni, o pseudo tali, i quali compiono gesta che per me sono incomprensibili.
Alcuni mi hanno colpito più di altri, ad esempio uno che da 18 anni ( lo riscrivo perché sia chiaro....diciotto anni ) tiene il braccio destro sollevato al cielo.
Persino dei medici hanno studiato questo caso per comprendere come sia possibile che il braccio non sia ancora andato in cancrena.
Altri che si rotolano per terra ( e vi garantisco che per terra, da queste parti,  c'è tutto quello che una mente umana non potrebbe immaginare ) per 2000 km.
Infine quell'altro che, per dimostrare chissà cosa, si arrotola il pisello su una sciabola per poi far salire su di essa, con tutto il suo peso, altri uomini.
Insomma......ce n'è per tutti in questo mondo....
Fra i tre, se proprio dovessi scegliere, seguirei il quarto, ovvero quello che 7 anni vive in piedi, senza mai coricarsi o sedersi.
Per dormire gli hanno costruito una sorta di altalena dove appoggia il busto e la testa.
Però, per fortuna che non sarò mai santone, e quindi mi corico quando sono stanco, abbasso le braccia quando lo desidero, mi rotolavo per  terra da bambino ma visto che ho la fortuna di camminare, cammino, ed infine, fra tutti i modi di fare buon uso del pisello, avvolgerlo su una sciabola credo proprio che nulla abbia di santo.....
Con queste immagini addosso, ma anche con uno strato di sudore misto a polvere tanto da cementare la nostra pelle come due statue di gesso, ripartiamo alla volta del parco Royal Chit Van, ovvero quel luogo che per mesi mi ha rimbombato nelle orecchie come un gong tibetano ma per altre ragioni.
È il sogno di Gisella, ci tiene, sento che per lei potrebbe essere quasi la ragione di questo viaggio.
Per me, dopo l'esperienza in Africa, è terrore puro.
Nei mesi che hanno preceduto questo viaggio, mi arrivavano via wathaspp immagini di tutti i tipi che raffiguravano loro, quegli esseri che sono stati in grado di farmi tremare come un bambino la prima volta che li vidi in libertà.
Gli elefanti !
E più meno la cosa è andata così:
" pensa, arriveremo in un parco, dove dormiremo in tenda, vicino agli elefanti. Ma prima ( già, c'è sempre un prima....) potremo camminare con loro sino al fiume dove vanno ad abbeverarsi al tramonto.
E dopo ( già, dimenticavo il dopo.... ) potremo preparare per loro la pappa e dargliela con le nostre mani.
E se mentre ( e si.....ogni donna fra un prima ed un poi riesce a ficcarci in mezzo anche un mentre....) nella visita potrebbe essere incluso il taglio delle unghie.
Io ho lo sguardo di un bronzo di Riace mentre Gisella mi parla....
La fissò per capire se ha la febbre, se sta vaneggiando o se parla seriamente.
Lei vedendo la mia faccia con la mandibola aperta come se avessi una paresi facciale dice " va beh, magari le unghie no dai, anche perché per farle li addormentano ed io non voglio fargli del male ".
Quindi.....rimanevano solo il "prima" ed il "poi".....
E così, dopo mesi passati a sentirmi dire " pensa che bello, gli daremo da mangiare noi "....un giorno, ovvero oggi, arriva quel giorno.
Arriviamo al parco che si trova all'inizio della giungla Nepalese.
Ci accoglie una signora che ci porta nella nostra tenda ( ho detto tenda.....non casa....).
Ci mostra la cerniera che chiude i due lembi della tenda fatta di rete nelle parti verticali di fronte e retro e ci raccomanda " chiudete bene, qui siamo nella Giungla..." Dopodiché ci mostra il bagno, una tettoia che copre un fondo in ghiaia.
E poi ci mostra una torcia appoggiata su un tavolino dentro la tenda.
Quella torcia qui è importante !
Alle ore otto fa buio e dovrete usarla.
Attenzione a dove mettete i piedi in quanto questo luogo pullula di serpenti e scorpioni.
Io ero alla sua sinistra mentre Gisella alla sua destra mentre la signorina ci dava queste raccomandazioni.
In quell'istante crolla il silenzio.
Nessuno di noi due parla.
Le si ferma, ci guarda e ci chiede se avessimo capito l'importanza del messaggio.
Io avevo in faccia il sorriso ebete di chi sorride ancora per la frase di un quarto d'ora prima.
Gisella, occhi fissi e super aperti, annuisce con il capo facendo intendere di aver compreso.
Di tutto ha parlato tranne  che di ragni, mi dice Gisella dopo che la signorina ci abbandona alla nostra tenda ed al nostro futuro.
Già....rispondo io, magari non ce ne sono, o forse elenca i problemi in ordine di importanza......
Elefanti, serpenti, scorpioni.....direi che se sopravviviamo a tutto questo, al ragno ci pensiamo poi.
Doccia veloce con piedi sulla ghiaia e occhi puntati al tetto per accertarsi che i ragni, perché alla fine eccome se ci sono, restassero la dov'erano e non ti cadessero in testa come uno shampoo, e poi via.
Per somma gioia di Gisella è giunta l'ora di sto cazzo di panino da preparare per gli elefanti.
I patti erano chiari: Gisella prepara il panino e lo consegna agli elefanti, ed io faccio le foto.
Questi erani patti a casa....
Qui, chissà perché, sono cambiati....
E quindi mi siedo per terra vicino a due Nepaliesi i quali ci insegnano come preparare il magico panino.
Si forma una sorta di nido con del fieno, dentro al quale vengono messi semi di grano, polpa di canna da zucchero ed altra roba che non so, dopodiché si avvolge il tutto utilizzando una foglia di canna da zucchero come legaccio, si serra ed è pronto.
Ogni elefante ne mangia cento al giorno....
Gli elefanti qui sono dieci....
Io sgrano gli occhi, ed è vero che non ho mai amato la matematica ma 10*100 lo so fare....
Mille panini chiedo a Gisella ?????!
Si ma mica tutti noi dobbiamo farli....mi risponde.
Quindi, quando la sacca della pappa è pronta, il tipo ci indica che possiamo portarli alle due piccole, graziose, delicate, snelle e leggere elefantesse poste poco distante.
Queste, con la grazia di un elefante ( solo ora capisco il nesso di questo modo di dire ) allunga la proboscide moccolosa e umida, punta la mia mano destra, quella del suo panino, mi attorciglia il suo nasone gigantesco come fosse un pitone e tira.
E così, fra moccoli vari di varie proboscidi, arriviamo al momento della passeggiata sino al fiume dentro la giungla.
Le solite raccomandazioni del ranger ci aprono gli occhi.
Allora, siamo in mezzo alla giungla, ci sono animali vari, potremmo incontrate giaguari e rinoceronti, ma voi state tranquilli perché camminerete a fianco degli elefanti...
Cioè, quindi ora l'animale che più di tutti mi ha terrorizzato sino ad ora dovrebbe essere colui che mi infonde tranquillità.......
Ci avviamo e mentre cammino dietro ad uno dei tre elefanti della "scorta" cerco sempre il lato positivo in questa cosa è mi ricordo che almeno, il mentre, ovvero il taglio,delle unghie è stato abolito.
Peccato che il lato posteriore di un elefante può presentare almeno un paio di minacce.....che si chiamano pipì e popò...
Ma non sapevo, prima di oggi, che se un essere umano starnutisce al limite riempie di schizzi moccolosi chi gli è di fronte.
L'Elefante invece, chissà se per educazione, rivolge la proboscide all'indietro seminando in aria schizzi gelatinosi della lunghezza di una ventina di centimetri.
Riassumendo quindi i rischi secondo la classifica generale:
Primo posto, tigre ( vedi sandokan), poi giaguaro, rinoceronte, serpenti, scorpioni, ragni ( forse ).
Le certezze invece sono :
Ti troverai dietro ad una fontana che ti inonda il sentiero ma non è acqua.
Vedrai cumuli di fibre vegetali cadere in terra, ma non sono torte di farina integrale bensì è merda.
Ed infine, se vedessi un qualcosa che sembra yogurt volante.....potresti essere dietro ad un elefante raffreddato.
Però, il più è fatto.
Ora non ci resta che infilarci nel viottolo che da dove siamo ( per poter inviare il post ) ci porterà alla nostra tenda, accendere la torcia, verificare che non ci siano serpenti e scorpioni attorno ( o dentro il letto ), coricarci e dormire.....
Nottatina interessante questa nella giungla......





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